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Oggi, ma nel 1887, nasceva Charles-Edouard Jeanneret-Gris, che tutti noi conosciamo come Le Corbusier.

Elencare tutti i contributi di Le Corbusier in poche parole, per me, sarebbe difficile e riduttivo: parliamo di uno dei più influenti e brillanti architetti del suo secolo, di un uomo che nella sua vita realizzerà oltre 70 edifici in tutti i continenti, ma anche di un autore prolifico. In un’intervista, Jean-Louis Cohen afferma:

“…Un altro contributo di Le Corbusier alla trasformazione del ruolo sociale dell’architetto è legata alla sua considerevole produzione letteraria. Con lui, l’architetto non si riduce alla figura del progettista o del costruttore. Diventa una sorta di cronista, di esploratore, che rende conto al pubblico dello stato delle città e dei paesaggi. È una posizione critica che oggi ha ripreso uno come Rem Koolhaas.” 

Jean-Louis Cohen

Lavora con la comunicazione non soltanto attraverso la scrittura, ma anche con i suoi carnet, dove registra e ci tramanda la conoscenza acquisita durante i suoi viaggi.

Come se non bastasse, Le Corbusier era anche urbanista, designer, scultore e pittore. Dividerà sempre la sua vita quotidiana tra architettura e pittura.

“Le Corbusier è uno pseudonimo. Le Corbusier si occupa esclusivamente di architettura. Persegue ideali disinteressati… È un’entità separata dal peso della carne. Non deve (ma ci riuscirà?) mai decadere. Charles-Edouard Jeanneret è invece l’uomo in carne ed ossa, che ha seguito tutte le avventure gioiose o disperate di una vita piuttosto movimentata. Dipinge perché, non essendo pittore, si è da sempre appassionato alla pittura.”

Le Corbusier

La missione di Le Corbusier è quella di un architetto che lavora per l’umanità, non per soddisfare le proprie ambizioni, questo lo fa in privato con la pittura, quando è Charles-Edouard Jeanneret.  

Ma in un certo modo, i concetti che ricerca nella pittura, sono gli stessi che persegue nella sua architettura: proporzioni, forme plastiche, prodotti industriali.

Con il brevetto della Maison Dom-ino (1914) introduce la pianta e la facciata libera, attraverso un telaio che appoggia solo su 6 pilastri. Questo lo porterà alla ricerca di una vera e propria macchina per abitare. Immagina un’abitazione che segua l’espressione del suo nuovo ideale plastico: le automobili, che vede come frutto di “un’esattezza matematica”.

A Weissenhof (1927) è ormai evidente l’estrema razionalizzazione. Sono presenti caratteri emblematici della sua architettura: la pianta e la facciata libera, i tetti piani destinati a terrazza o giardino, i corpi sospesi su piloties, le finestre a nastro: i famosi 5 punti dell’architettura.



Troviamo i 5 punti dell’architettura, introdotti da Le Corbusier, anche nell’Unitè d’Habitation di Marsiglia (1952‎), che scolla da terra attraverso grandi e massicci piloties. In questo progetto introduce un ingegnoso sistema di distribuzione interno, che genera il ritmo delle aperture in facciata. Realizza, inoltre, sistemi duplex per avere corridoi ogni due piani e appartamenti con doppio affaccio. Per raggiungere il suo ideale di economia dello spazio, prende come riferimento i club operai visti durante un viaggio in Russia. Usa il Modulor, una scala di misurazione ideata da lui, per ottenere un progetto ritagliato sulle proporzioni umane.



Le forme plastiche degli spazi in copertura, ci accompagnano verso gli spazi avvolgenti della cappella di Notre Dame du Haut di Ronchamp, sormontata dalla sorprendente copertura a conchiglia rovesciata in calcestruzzo a vista, che, come nell’Unitè, restituisce una dignità degli elementi, un’estetica dei materiali mostrati per come sono, è l’inizio di una fase brutalista che avrà piena espressoione nel convento di Santa Maria de la Tourette, definito “il tempio del brutalismo” per il suo aspetto volutamente non raffinato.

Le Corbusier, come già detto, è un universo infinito, qui ho voluto citare brevemente alcuni suoi progetti e alcuni dei loro caratteri peculiari, cercando un filo conduttore nella sua ricerca.

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